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Santa Maria della Vittoria

Dedicata inizialmente a san Paolo e costruita per i Carmelitani Scalzi tra il 1608 e il 1620, la chiesa fu rinominata in occasione della battaglia della Montagna Bianca (presso Praga) nella Guerra dei trent’anni, che vide una temporanea vittoria delle truppe cattoliche su quelle protestanti. Sull’altare maggiore fu posta un’icona della Madonna proveniente dalla Boemia. La dedicazione alla Madonna Regina della Vittoria fu confermata da un breve di Innocenzo X (1644-1655). Architetto della chiesa fu Carlo Maderno.

La facciata (1626) è invece di Giovanni Battista Soria e si richiama al vicino prospetto di Santa Susanna: è su due ordini, con un timpano triangolare alla sommità e un timpano arcuato al di sopra del portale d’accesso. L’interno è costituito da un’unica navata coperta da volta a botte ed è delimitata da tre cappelle per lato; il soffitto presenta affreschi di Gian Domenico Cerrini (Trionfo della Vergine Maria sulle eresie nella navata e Assunzione della Vergine nella cupola)

Sempre all’interno si possono ammirare tre pale d’altare del Domenichino (1630), una del Guercino ed un dipinto di Guido Reni.

Transverberazione di santa Teresa d’Avila, opera di Gian Lorenzo Bernini

L’attrazione principale è l’altare del transetto sinistro, con lo spettacolare gruppo scultoreo della Transverberazione di santa Teresa d’Avila, opera di Gian Lorenzo Bernini, compiuta per il cardinale veneziano Federico Cornèr (o Cornaro) tra il 1644 e il 1652, durante il pontificato di papa Innocenzo X. La cappella è costituita da un altare convesso che apre il suo retroscena in uno spazio ovale, da cui la luce scende da una finestra sul soffitto, invisibile dall’esterno, creando un effetto soprannaturale. Il gruppo scultoreo con santa Teresa d’Avila e l’angelo che le trafigge il cuore con un dardo sono illuminati da una luce che spiove così dall’alto, come guidata dai raggi metallici dorati sullo sfondo.

L’intero complesso sembra così una sorta di palco teatrale, e il paragone con il mondo scenico è esplicitato da Bernini nei rilievi delle pareti laterali, con i personaggi della famiglia Cornaro che assistono alla scena da due palchetti. Tutto l’insieme è decorato da una profusione di ori, affreschi e marmi preziosi. La santa, distesa su una nuvola, esprime la sua sensualità attraverso il piede scalzo; ciò contribuisce ad elevare l’emozionalità già presente attraverso l’estasi. Le numerose pieghe del panneggio sia del manto di santa Teresa che dell’angelo associate alla nuvola riducono al minimo il senso di corporeità delle figure.