Mostra schedati, perseguitati, sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo.
Roma, Complesso del Vittoriano
10 marzo – 14 maggio 2017
Mostra documentaria “Schedati, perseguitati, sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo” arricchita dalla sezione “Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale”.
La mostra, ideata da Frank Schneider e curata da Petra Lutz con una commissione di storici appositamente incaricata, è stata realizzata dalla Società Tedesca di Psichiatria (DGPPN) in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa e la Fondazione Topografia del Terrore Berlino. La mostra, presentata per la prima volta nel 2014 al Parlamento tedesco di Berlino sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Federale di Germania, è stata ospitata a Londra, Vienna, Osaka, Città del Capo e Toronto.
E’ stata portata in Italia dal Network Europeo per la psichiatria psicodinamica (Netforpp Europa), in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria (SIP), con il Polo Museale del Lazio e con l’Agenzia per la vita indipendente (AVI). L’edizione italiana, realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, si avvale del sostegno del Ministero Federale degli Affari Esteri di Germania e del patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia.
A partire dal 1934, 400.000 cittadini tedeschi di entrambi i sessi, affetti da patologie mentali considerate ereditarie e incurabili, furono sterilizzati contro la loro volontà. Tra il 1939 e il 1945, più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso per la popolazione tedesca. Solo a partire dagli anni ’80 ebbe inizio l’elaborazione di quanto accaduto: nel 2010 la società tedesca di psichiatria, sotto la presidenza di Frank Schneider, riconobbe ufficialmente la responsabilità della psichiatria tedesca per i crimini commessi.
Attraverso 50 pannelli contenenti biografie e immagini storiche, l’esposizione vuole raccontare l’assoluta disumanità perpetrata nei confronti dei malati psichici e dei disabili durante il nazionalsocialismo e la conseguente omertà sull’accaduto nella Germania postbellica. Fotografie, disegni, documenti ufficiali e inediti esposti per la prima volta in Italia, evidenziano il complesso meccanismo organizzativo che consentì i crimini: allo sguardo impassibile e scientifico dei responsabili e dei loro complici, si contrappone quello umanissimo delle vittime. Molte le tematiche approfondite, come le politiche di igiene razziale e l’eugenetica, gli omicidi e il conseguente impatto sull’opinione pubblica.
Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale, è la sezione aggiuntiva pensata appositamente per l’Italia. Curata dal Comitato Storico Scientifico della SIP, riassume e analizza le responsabilità della psichiatria italiana durante l’epoca fascista, che fu sempre contraria all’uccisione dei malati ma, sotto la Presidenza di Arturo Donaggio, fu l’unica società scientifica a legittimare le leggi razziali del 1938. Inoltre, è poco noto che negli ultimi anni del conflitto furono circa 30.000 le persone ricoverate negli ospedali psichiatrici italiani che persero la vita a causa dell’inedia e dell’abbandono. Molti gli aspetti analizzati: dalla situazione dei manicomi italiani dopo la prima guerra mondiale, all’adesione della psichiatria ufficiale all’ideologia fascista, fino alle deportazioni di pazienti dagli ospedali psichiatrici del Nord Italia verso la Germania.